Esportazioni agroalimentari: Italia dietro Francia e Germania

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Esportazioni agroalimentari ancora positive per l’Italia (+7% nel 2017) ma che relegano il nostro Paese appena al 5° posto nella classifica degli esportatori U.E.

Ci precedono Olanda (!), Germania, Francia e Spagna.

Germania e Francia sono ai vertici nelle esportazioni agroalimentari con 76 miliardi € e 60 miliardi €.

L’export è trainato da trainato da formaggi (+11%), vino (+6%), cioccolata (+20%) e dai prodotti da forno (+12%).

La fonte è Nomisma per il convegno “L’agroalimentare italiano alla prova dell’internazionalizzazione”.

Negli ultimi dieci anni (2007-2017) il valore delle esportazioni agroalimentari è passato da 22 ad oltre 40 miliardi€.

Viene evidenziato nello studio che “due terzi dell’export agroalimentare italiano sono destinati a mercati di prossimità, cioè Paesi dell’Unione Europea, mentre la restante quota si distribuisce tra America (13,5%), Asia (9%), altri Paesi Europei (7,6%), Africa (2,4%)”.

I progressi sono stati notevoli, ma pesano come un macigno vecchie debolezze strutturali del mondo aziendale italiano.

Quali limiti per le esportazioni agroalimentari?

Il limite individuato è soprattutto dimensionale.

In Italia, evidenzia Nomisma, solamente l’1,7% delle imprese alimentari ha più di 50 addetti contro il 10,5% della Germania o il 4,1% della Spagna, con relativo condizionamento della capacità di esportare.

Perché “l’export dei prodotti agroalimentari italiani aumenti – dichiara Denis Pantini, responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma – è indispensabile che si allarghi la base delle imprese esportatrici, in larga parte riconducibili ad aziende medio-grandi e rappresentanti una quota ancora ridotta del totale, meno del 20% del settore”.

Le altre criticità che rendono la vita difficile alle aziende italiane figurano anche dazi e barriere non tariffarie che rappresentano ostacoli insormontabili.

Volgendo lo sguardo al futuro, puntualizza l’analisi di Nomisma, “le opportunità non mancano; nei prossimi 5 anni ci si attende infatti una ulteriore crescita dei consumi alimentari in molti dei principali mercati mondiali: Stati Uniti (+24%), Cina (+44%), India (+85%), Russia (+45%), Corea del Sud (+22%), Canada (+35%)”.