Clamorose rivelazioni di Matteo Ascheri al Gambero Rosso. Soprattutto, dal nostro punto di vista, sul negazionismo climatico di Sergio Germano. Neo Presidente del Consorzio Barolo.
Soprattutto perchè al momento della nomina, lo stesso Germano aveva posto la gestione dei cambiamenti climatici come uno dei punti principali del proprio programma.
Al Gambero Rosso, Ascheri invece lancia accuse precise e cirostanziate. E traccia un bilancio di sei anni di mandato ricchi di scontri e divisioni.
Il punto di scontro principale è stato l’allargamento dei terreni vitati a Nord. Secondo la testimonianza di Ascheri, Sergio Germano è stato protagonista di un vero e proprio voltafaccia.
Ma il punto più controverso nelle modifiche del disciplinare resta quello dell’estensione dei vigneti di Barolo e Barbaresco a nord.
«A lanciare la proposta nell’ultimo consiglio di dicembre 2023 del consorzio – continua Ascheri – è stato Enrico Faccenda di Cascina Chicco. Quando parliamo del Nord parliamo di uno spicchio. In quella occasione, Sergio Germano – che oggi critica l’iniziativa – diede voto favorevole. In generale, la proposta di inserire questa modifica nella consultazione raccolse l’unanimità. Così, a gennaio, la proposta di modifica è stata formalizzata. Si tratta di una questione complessa senza dubbio, ma era necessario che i produttori si esprimessero. La discussione è stata necessaria e le opinioni dei produttori sono sacre».
A quel punto cominciano ad arrivare le critiche. «Carlo Petrini ha detto la sua sulla questione, ma è uno che non ha mai preso una zappa in mano. Anche i “trifolau” (i cercatori e raccoglitori di tartufi del territorio di Alba, ndr) hanno protestato temendo l’espianto dei boschi, ma senza sapere che i boschi storici sono già tutelati. E se i boschi non sono storici, vuol dire che prima non c’erano», spiega l’ex presidente del Consorzio.
Ma è nella seconda parte delle dichiarazioni, che Ascheri rivela il negazionismo climatico o la scarsa comprensione dello stesso da parte di Germano.
«I contrari – aggiunge – hanno sollevato le motivazioni più balzane. Qualcuno, compreso Germano, ha sostenuto che il cambiamento climatico non c’è e che gli eventi sono soltanto ciclici, sposando quindi un approccio negazionista del fenomeno. Qualcun altro ha detto che se si fa l’estensione a Nord di Barolo e Barbaresco bisogna farlo anche per le altre denominazioni: peccato che le altre denominazioni al Nord ci sono già e tante vigne di dolcetto, barbera o nebbiolo sono già piantate».
Quindi si toglie un altro sassolino – anzi, un sasso, – dalla scarpa. «Il neopresidente – accusa Ascheri – ha dichiarato che se non piove al Sud non piove nemmeno al Nord, ma il cambiamento climatico non è solo una questione di pioggia: c’è anche l’incidenza dei raggi solari, l’impatto della temperatura, la traspirazione delle piante, il rischio che i grappoli si brucino. Ha anche chiesto di fare una sperimentazione: ma che cosa dovremmo sperimentare? I vigneti al Nord sono già piantati, le denominazioni minori come Langhe Nebbiolo sono già attive a Nord. Qualcuno ha pure detto che, piuttosto che andare a nord, bisogna andare verso l’alto: ma questo sì che significherebbe allargare e superare i limiti del territorio vitato».
L’articolo continua anche con un forte attacco a Terre del Barolo, realtà cooperativa. Accusata di inflazionare il marchio Barolo e fare dumping sul prezzo delle uve. Quali pericoli vede Ascheri? Sovraproduzione ed esacerbazione di problemi già presenti sottotraccia: sfruttamento del lavoro in vigna e compressione dei margini.