Quello che è successo da Scannabue a Torino, è il sogno di ogni PR del settore. Ma i proprietari del bistrot simbolo di San Salvario non hanno fatto nulla: se non, impresa epica, costruirsi negli anni una reputazione eccellente.
L’episodio, che rimarrà negli annali della ristorazione torinese, è stato raccontato da Valentina Dirindin su La Repubblica e da Luca Iaccarino sul Corriere.
Senza organizzazione alle spalle, ma semplicemente con il passaparola, il 19 giugno (prima della premiazione dei 50Best a Torino) alcuni dei più grandi nomi del mondo degli Chef si sono ritrovati a San Salvario.
Prima Albert Adrià, che incontra i peruviani Virgilio Martinez e Pia Leon.
Ma anche i danesi Rasmus Munk e i ragazzi di Kadeau: poi gli spagnoli fratelli Roca, ma pure i gemelli Torres, il parigino Bruno Verjus.
Dentro era già seduto l’argentino Mauro Colagreco, al tavolo accanto i coreani di Atomix a New York. Poi gli chef di Disfrutar, e in un angolo il René Frank.
Il bistrot di Paolo Fantini e Gigi Desana si è dimostrato ancora una volta uno dei locali più conosciuti del panorama torinese, identitario ma aperto al mondo.
“È stato fighissimo – racconta Fantini a La Repubblica – mi sono davvero sentito svenire. Ho ancora la pelle d’oca”.
Del resto Scannabue, o Scanna, è ormai il locale che ti viene in mente quando devi consigliare ad un turista dove mangiare.
“Nel 2008, quando abbiamo aperto qui in San Salvario, mi hanno dato del matto. All’epoca la zona era “combattuta”, difficile sotto tanti punti di vista. Davanti al locale che avevamo scelto, però, c’è la facoltà di architettura dove ho studiato, e la piazzetta di fronte aveva ed ha tuttora un appeal tutto particolare. Il tempo ci ha dato ragione”. Parole di Gigi Desana, che insieme a Paolo Fantini (il primo ai vini e in sala, il secondo in cucina) è appunto l’artefice di uno dei migliori bistrot dello Stivale.
Penso che questa sia una delle storie più belle legate ai 50Best a Torino.