Cinzano parla calabrese. Lo storico marchio di vermouth e spumanti piemontese, nel perimetro di Campari, è stato venduto al gruppo Caffo 1915 (nell’affare anche il marchio Frattina).
Una partita strategica fra due gruppi: da una parte Campari è interessata a sfoltire il portafoglio marchi, dall’altra Caffo 1915 interessata a controllare marchi dall’importante heritage storico (al fine di internazionalizzare).
I due gruppi si sono accordati per 100 milioni€, con accordi di produzione internazionale fra le parti.
Nel 2024 le vendite nette di Cinzano e Frattine sono state di 75 milioni€, con un cagr del 5% negli ultimi quattro anni e hanno rappresentato il 2% delle vendite totali del gruppo Campari. Il margine di contribuzione è stato di 21 milioni€.
Il gruppo Caffo, invece, è famoso per Amaro del Capo. Entro la fine 2025 si arriverà alla conclusione della vendita, e i due marchi saranno inseriti in una newco.
Una delle prime registrazioni ufficiali del nome Cinzano risalente al 1568, è custodita negli archivi parrocchiali del borgo di Pecetto Torinese.
I Cinzano erano già allora specializzati in colture di alberi da frutto e vite e producevano rosolio, un liquore derivato dal petalo della rosa, usato spesso come base per altri liquori, vini ed elisir, con proprietà benefiche.
Nel 1707 il maestro acquavitaio Giovanni Battista Cinzano ottenne la licenza governativa per distillare e vendere elisir e rosoli fino a Torino.
Il 6 gennaio 1757 i fratelli Carlo Stefano e Giovanni Giacomo Cinzano, suoi eredi, furono investiti del titolo di maestri acquavitai, ottenendo inoltre un’ulteriore licenza dalla corte Sabauda e aprirono la bottega laboratorio di Via Dora Grossa, oggi via Garibaldi, nel centro di Torino.
Nel 1786 l’azienda venne da Casa Savoia quale miglior produttore di una specialità torinese di Vermouth (il Vermouth Rosso). A metà Ottocento, i Cinzano vengono incaricati dal Re di Piemonte e Sardegna di emulare i metodi francesi di produzione dello Champagne, nei domini reali di Santo Stefano Belbo e Santa Vittoria d’Alba (Cuneo).
Quindi un pezzo di storia italiana e piemontese parlerà calabrese.