L’ultima frontiera del Made In Italy è il riso in Cina

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Il riso in Cina. Italiano.

Storico accordo con la Cina, con Pechino che apre al risotto made in Italy. Le autorità cinesi autorizzano l’import di oltre 200 varietà, dal Carnaroli, all’Arborio e al Vialone Nano, passando per il Roma e il Baldo.

Festeggiano i produttori italiani, finalmente pronti ad entrare in un mercato difficile ma immenso.

Ovviamente, sarà presentato come un prodotto gourmet di alta gamma.

“L’apertura di questo canale verso la Cina crea finalmente la possibilità per un’azienda come la nostra, e per tutte le riserie del territorio, di esportare il riso che per caratteristiche e abitudini di consumo è quello ideale per realizzare il piatto che è uno dei vessilli della cucina italiana all’estero, ovvero il risotto” spiega Gabriele Conte, Brand Evangelist de gliAironi.

gliAironi è stata la prima azienda risicola italiana a entrare in contatto con il mondo Slow Food in Cina.

Grazie anche all’operato di Piero Ling, ristoratore torinese fautore della creazione della sezione Slow Food cinese.

“Abbiamo portato lì la nostra materia prima, raccontato il risotto e tentato delle contaminazioni tra la cultura cinese del riso a quella italiana” racconta Gabriele Conte.

Il riso in Cina: i numeri del Sistema Italia

L’Italia è attualmente il primo produttore dell’Unione Europea, assicurando oltre il 50% della produzione di riso.

Il prodotto si distingue da quello coltivato nel resto del mondo grazie a varietà tipiche, valorizzate grazie a marchi Dop e Igp che riconoscono le specificità dei territori di origine.

Con 228.000 ettari coltivati (+4% nel 2020) e 4.000 aziende che raccolgono 1 milione di tonnellate di riso lavorato, si contano più di 200 varietà: dal Carnaroli, all’Arborio e al Vialone Nano, primo riso Igp, passando per il Roma e il Baldo.

Attualmente il 60% del riso italiano è destinato all’export, soprattutto in Germania e in Inghilterra.