Il caso Fontanafredda: crescita e strategia

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Fontanafredda non è solo un marchio storico del vino piemontese, ma sempre più una realtà turistica e un cappello dove confluiscono altre cantine.

La notizia del giorno è la nomination a “Miglior Cantina europea” da parte della rivista Wine Enthusiast Magazine. Un riconoscimento che non arriva, ovviamente, in maniera casuale.

La storia di Fontanafredda non la scopriamo adesso; dopo un passato glorioso il rilancio è passato dall’aquisto di Oscar Farinetti e dalla ri-organizzazione delle attività.

Ad oggi il Gruppo Fontanafredda opera su tre aree:

  • Cantina e commercializzazione;
  • Ospitalità;
  • Eventi.

Proprio sul concetto di ospitalità diffusa, l’azienda allargherà la propria offerta con altre 14 camere di lusso che si affiancheranno alla Foresteria delle Vigne. Con altri due progetti di ricettività in preparazione.

Inoltre il Ristorante Guido verrà affiancato da una trattoria sempre gestita da Ugo Alciati.

Nel 2016 l’azienda fatturava 52 milioni€, con proiezione verso i 100 milioni€ entro tre anni. Con 100 nuove assunzioni entro due anni.

Il CEO Piero Bagnasco dichiara che tutta l’area vino del nuovo FICO di Bologna verrà gestita da 15 nuove risorse.

Fontanafredda esporta il 65% della produzione all’estero. 11 milioni€ sono serviti per acquisire alcuni asset e partecipazioni da Eataly-Vini, dalle Langhe al Friuli. Inoltre sono programmate e in fase di definizione acquisizioni in Toscana e Sicilia.

L’obiettivo è presentarsi con una gamma di prodotto che copra le principali aree del vino italiano.

Il ri-lancio del marchio è quindi in fase matura, con opportunità sul mercato pronte ad essere colte. La tradizionale “Festa della Vendemmia” ha inoltre testimoniato che il marchio è anche cool per i numerosi millenials in prepotente fase di avvicinamento al consumo del vino.