Campari resiste e punta al 2021 anche con Tannico

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Campari resiste e ha limitato i danni nel 2020, chiudendo l’esercizio fiscale con 1,77 miliardi di ricavi.

La flessione limitata al -4,1% è dovuta alla forza del canale off-premise (consumo fuori locali) che ha mitigato la debolezza del canale on-premise (consumo dentro i locali).

Di conseguenza, la crescita nei mercati a elevata esposizione off-premise come Stati Uniti, Canada, Australia e Nord Europa ha parzialmente compensato la flessione in quei mercati dove la maggior parte del giro d’affari è legata all’horeca, principalmente l’Italia, e il crollo del canale global travel retail.

Campari resiste anche in Borsa, dove il valore delle azioni è andato in recupero fino a chiudere a 9,74 euro.

Sul risultato annuale pesa l’andamento dell’ultimo quadrimestre, con le vendite scese del -7% a livello organico a causa dell’effetto dei nuovi lockdown.

Scende più che proporzionalmente l’Ebit rettificato, pari a 321,9 milioni, con una flessione organica del -20,4%.

L’utile netto rettificato è stato pari a 202,1 milioni (-24,4%) e l’utile netto a 187,9 milioni, in calo del -39,1% dopo rettifiche operative, finanziarie e fiscali per 14,2 milioni.

È invece aumentata la liquidità disponibile, il cui ammontare in termini di free cash flow ricorrente è stato pari a 261,7 milioni di euro, pari al 65,4% dell’ebitda rettificato, in aumento rispetto a 55,7% nel 2019 a causa di una temporanea riduzione del capitale circolante a fine anno, per via di un effetto phasing generato dalle nuove restrizioni che hanno influenzato la performance aziendale.

È aumentato anche l’indebitamento finanziario netto da 777,4 a 1.103,8 milioni, principalmente per effetto delle ultime operazioni concluse, tra cui compaiono quelle di Tannico e dello Champagne Lallier, e per il programma di buyback e il pagamento del dividendo.

Il ceo di Campari Group, Bob Kunze-Concewitz, appare fiducioso ma cauto.

“I nostri marchi sono molto in salute e fortemente rilevanti per i consumatori. Contestualmente, le nostre prospettive rimangono caute, principalmente a causa dell’incertezza legata alle restrizioni in corso e ai piani di somministrazione delle vaccinazioni, con conseguente impatto sui tempi di ripresa dei canali on-premise, in tutte le aree geografiche, e global travel retail”.