2010 Giacomo Conterno Monfortino: polemica all’italiana

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2010 Giacomo Conterno Monfortino: le quotazioni sfiorano o superano i 1.000€.

Nei giorni scorsi il Corriere della Sera, per penna del Caporedattore Luciano Ferraro, ha intervistato Roberto Conterno, la terza generazione della famiglia.

E qui, si è aperta una polemica degna del miglior pauperismo sessantottino italiano. Sostanzialmente sarebbero entrati in campo i cattivi “speculatori” per far alzare le quotazioni del 2010 Giacomo Conterno Monfortino, trasformandolo in oggetto del desiderio per pochi.

Quindi? Si sa, bastonare gli speculatori è sempre cool ed “etico”. Affermare che questo è il mercato, invece, è cafone.

Io sono un liberale, quindi ho nei confronti del mercato un rapporto di assoluto rispetto. Nell’intervista al Corriere, Conterno afferma di vendere a 270€ a bottiglia.

Il 2010 Giacomo Conterno Monfortino avrebbe ottenuto 30.000 richieste, di fronte ad una produzione che non arriva neanche ad un terzo. Ovviamente, non bisogna essere un economista per capirlo, la forte domanda ha fatto schizzare verso l’alto le quotazioni.

2010 Giacomo Conterno Monfortino: win-win

Perchè lungi dall’essere i cattivi, gli “speculatori” del Barolo stanno facendo al Piemonte del vino un grande favore?

Andate a riprendervi un’affermazione di Gaja sulla trasformazione della percezione di alcuni vini da prodotti alimentari a beni di lusso.

Il 2010 Giacomo Conterno Monfortino non è un alimento, ma un bene di lusso. Bene di lusso che contribuisce a “far crescere” il brand Conterno e portarlo nell’Olimpo dei grandi nomi.

E sostiene la crescita e gli investimenti dell’azienda (come l’acquisto del Vigneto Arione di Serralunga d’Alba).

Ma se cresce il brand Conterno, cresce anche il nome Barolo, il vitigno Nebbiolo e a catena anche tutte le aziende della filiera.

Del resto, titolo a parte, l’intera intervista di Roberto Conterno cita molte volte la parola crescita.

Obiettivo sacrosanto (e condivisibile da altre aree enologiche piemontesi) che ovviamente lascerà indietro i meno organizzati, vedrà subentrare investitori (sicuramente stranieri) e prosperare chi avrà mixato finanza, marketing, distribuzione e ovviamente coerenza di prodotto e capacità tecniche.

Coltivare Barolo non è un Diritto dell’Umanità, ma un atto economico. E gli atti economici vedono sopravvivere chi si adatta meglio al mercato.

Con buona pace dei cacciatori di “speculatori”.



2 Comments

Amedeo Bianchi 17 Ottobre 2017 - 15:52

Caro amico giornalista, io sono un pilota d’aereo. Se hai visto il film con Tom Hanks sul comandante che è atterrato sull’Hudson dopo aver perso entrambe i motori, comprenderai il punto debole del tuo ragionamento: le persone normali. Si, perché accanto agli speculatori ed al sig. Conterno che fa spallucce quando gli dicono che da 325 euro il suo vino viene venduto a 1000, ci siamo noi, persone normali, che, anche durante la crisi che ha visto crollare i prezzi del vino oltre che gli acquisti da parte delle enoteche, abbiamo continuato a comprare il Monfortino ed il Francia, che abbiamo sofferto lo scorso anno quando in enoteca, con la faccia dimessa, il nostro amico fornitore ci ha detto che no, quest’anno non c’è perché non è all’altezza, che quest’anno speravamo di poterlo accarezzare ed invece non potremo farlo perché anche chi ce lo aveva venduto, ha disdetto la nostra prenotazione. Mi spiace, ma se per qualcuno il vino è solo speculazione, per altri é affettività: per questo dico addio a Conterno come lo si dice ad una bella donna: mi hai tradito e nel momento del bisogno vedremo dove saranno gli speculatori…

Dario Ujetto 17 Ottobre 2017 - 16:00

Ci sono altri ottimo Barolo in giro per il mondo…

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