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Salone del Gusto e Scabin: affitti troppo cari?

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Il nodo affitti è il filo rosso che lega la Torino del cibo in questi mesi. Proprio mentre gli amati cugini milanesi stanno chiudendo Expo2015 e superando le 20 milioni di visite al sito espositivo, la miglior Torino del cibo mostra segni di sofferenza.

Partiamo dal confronto serrato fra Slow Food (organizzatore del Salone del Gusto e Terra Madre, ndr) e GLEvents (concessionaria del Lingotto Fiere) sul nodo affitto per la kermesse.

I francesi di GLEvents pretendono 1.100.000€ di canone più la copertura dei costi utenze. Slow Food vuole un sensibile taglio. L’alternativa esposta ieri all’Assessore della Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi e al suo collega Maurizio Braccialarghe (Comune di Torino) è l’organizzazione di una manifestazione modello “Cheese” (quindi en plein air).

La questione e la trattativa si trascinano da tempo. Ma perchè stravolgere un modello per non pagare un affitto giudicato troppo caro? Senza entrare in questioni che non abbiamo seguito in prima persona, ci pare comunque sospetto che una manifestazione che ha ricavi da biglietto di ingresso, fee pagate dagli espositori e biglietti per singoli eventi interni non sia in grado di sostenere un costo per la location (seppur pesante). Vero che le spese per  Terra Madre (trasporto e mantenimento di centinaia di contadini) sono alti ma vero che si potrebbe contare anche su finanziamenti locali e statali.

Il sospetto è che Slow Food si sia resa conto di non poter più raggiungere i numeri delle precedenti edizioni e che molti espositori siano pronti a disertare. La concorrenza delle varie TuttoFood (che si terrà nuovamente nel 2017 a Milano), Identità Golose e altre manifestazioni “foodie” hanno forse eroso quel fascino e quel primato riconosciuto al Salone.

Ma conviene a tutti mantenere posizioni talebane? O non sarebbe meglio giungere ad un accordo?

Davide Scabin

Il secondo caso è quello del Combal.Zero di Davide Scabin. Il ristorante ha un contenzioso con la Fondazione Castello di Rivoli e un debito di 230.000€ di canoni non pagati.

Anche qui non entriamo nella questione, ogni parte in causa presenterà le sue ragioni nelle sedi opportune.

Ma evidenziamo che il contenzioso è il chiaro segno di un mercato della ristorazione torinese in forte sofferenza. La concorrenza della Milano dell’Expo e un turismo incoming ancora di nicchia pesano sui bilanci di tutte le realtà di eccellenza del territorio.

Come amanti del cibo ci auguriamo che Torino e il Piemonte non perdano il Combal.Zero.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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