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SALVATE IL “SOLDATO” RISOTTO

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Dopo la mobilitazione torinese di piazza Castello (post precedente), la protesta di Roberto Moncalvo e della sua Coldiretti contro il dumping risicolo di Cambogia e Cina si sposta a Roma.
Incassato lo scontato appoggio del Governatore piemontese Chiamparino (qui reportage), l’attenzione si sposta verso il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
Ovviamente, grazie allo sfruttamento del suolo e della manodopera, il riso grezzo cambogiano arriva a costare meno di 200€ a tonnellata (circa la metà dell’italiano) mettendo a rischio l’intera produzione nazionale.
La varietà “Indica” (coltivata in Italia) cala a causa delle importazioni dall’Asia, che però vengono spesso sanzionate per presenze di pesticidi non autorizzati.Mentre un’indagine Intesa-San Paolo registra un miglioramento delle esportazioni (anche per il riso, +0,7% contro il +9.4% del settore vitivinicolo) notiamo che, ancora una volta, il sistema risicolo italiano è sotto scacco sia per colpe esterne sia per colpe interne.
A differenza di vino o moda, il “risotto” non è un brand capace di fare “pressioni” in Europa e in Italia per essere salvaguardato.Nel solo Piemonte sono 120.000 gli ettari coltivati con 840.000 tonnellate prodotte e 8.000 lavoratori. 2.500 le aziende attive. Numeri da microimprese, che scontano le debolezze di fare sistema tipiche dell’Italia economica.
E l’Expo 2015 alle porte, certo, non aiuterà affatto… (guardate chi sono gli Stati ospiti e capirete il perchè).


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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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