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Peyrano chiude ma non chiamiamola crisi

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Peyrano chiude, definitivamente almeno nell’attuale assetto societario. In diversi post avevamo raccolto notizie e dichiarazioni non certo ottimistiche sul futuro dell’azienda.

Negli ultimi anni sono arrivate la chiusura del negozio di corso Vittorio, il sequestro di parte del laboratorio storico di corso Moncalieri e oggi la notizia dell’arrivo in tribunale dei libri contabili.

Cinque milioni€ i debiti accumulati. Troppi per andare avanti.

Ora vedremo se all’asta fallimentare emergerà un imprenditore o una cordata in grado di rilanciare il marchio, vero asset dell’impresa.

Come affermato più volte, Bruna Peyrano ed il marito non erano forse le persone adatte per gestire un marchio in un mercato dalla grande competitività a tutti i livelli.

Non chiamiamola crisi, non facciamo appello a condizioni esterne.

Il caso Peyrano è il caso di un’azienda che implode per carenze manageriali interne, punite dal mercato. Peyrano chiude perchè il mercato seleziona i migliori.

Molti organi di stampa accostano il fallimento alla chiusura italiana di Pernigotti, ma sono due vicende molto distanti.

Così come il caso Gobino di cui abbiamo parlato ieri dimostra che anche gli artigiani possono crescere e collaborare con grandi marchi.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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