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PASTIGLIE LEONE – PARLA DANIELA MONERO

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Nel giorno di apertura del Salone Internazionale del Gusto – Terra Madre al Palaolimpico di Torino (noi ci saremo) dedichiamo spazio ad una azienda storica.

Nel 1857 Luigi Leone aprì una confetteria ad Alba e si trasferì successivamente a Torino per seguire meglio la fornitura alla Real Casa.
Oggi quel marchio, Pastiglie Leone, esiste ancora ed è una delle poche aziende cioccolatiere della tradizione ad essere ancora indipendente da grandi gruppi o fondi di investimento.

Merito della capacità imprenditoriale e di programmazione della famiglia Monero. Oggi ha deciso di scambiare alcune battute con Eat Piemonte Daniela Monero, a capo del marketing dell’azienda di famiglia.

Il successo di un marchio attivo dal 1857 non si improvvisa. Che cosa vi differenzia da altri nomi storici ora non più attivi o passati da una proprietà all’atra perdendo smalto negli anni?

Innanzitutto il nostro prodotto principale: le pastiglie! Siamo infatti gli unici al mondo a farle in così tante varietà, con il formato così piccolino e utilizzando solo addensanti di origine vegetale (gomma arabica e gomma adragante) senza impiegare gelatine alimentari animali.
In secondo luogo, seppur può sembrare una frase fatta, la famiglia Monero (proprietaria di Pastiglie Leone) che è sempre riuscita a trasmettere ai propri collaboratori l’enorme passione per l’azienda. Un lavoro infatti non deve solo riempire le tasche, ma anche l’anima!
I prodotti sono curati con grande amore dalla ricettazione in cui si selezionano materie prime d’eccelenze al packaging sempre ricercato, elegante ma anche fresco, colorato e “simpatico”.


Potete darci un pò di numeri del successo di Pastiglie Leone?
 
Quasi 6.000 clienti , 2.500.000 scatoline di pastiglie all’anno. Il fatturato si attesta sui 10.000.000 € circa con 350 articoli a catalogo (prodotti tutti in azienda!).
 
La vostra azienda ha beneficiato della rivoluzione Slow Food e più in generale della maggiore attenzione dei consumatori italiani verso la qualità del cibo?
 
Sicuramente il movimento di Slowfood è stato di grande aiuto per realtà come la nostra che hanno sempre creduto nella tradizione e nelle materie prime di altissima qualità.
 ok -10


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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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