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Paolo Boeri Roi: la poesia unica del mio mondo

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Paolo Boeri Roi (Baffizio) è un ragazzo non ancora trentenne, ma già impegnato nel far crescere l’azienda di famiglia, quella Olio Roi che ha contribuito a far conoscere Badalucco (provincia di Imperia) nel mondo.

Olio Roi è il fornitore di tutta la ristorazione di Eataly, ma il marchio non si limita al solo colosso della distribuzione alimentare fondato da Oscar Farinetti. Numerose sono le iniziative per diffondere la cultura dell’oliva taggiasca.

Paolo Boeri Roi ha fatto due chiacchere con Eat Piemonte, anche in vista dell’imminente apertura di FICO Eataly World.

Come nasce la scintilla fra te e il mondo dell’olio e dell’oliva Taggiasca? Solo DNA familiare o anche altro?

La scintilla è nata molti anni fa, quand’ero bambino e passavo le giornate in frantoio con mio nonno, mio padre e tutti gli amici contadini che ogni anno vengono a frangere.

I profumi e i suoni del frantoio mi hanno sempre accompagnato nella crescita e fanno parte di ricordi e sensazioni indelebili difficili da raccontare a parole. L’alzarsi al mattino, durante la stagione, con le macine che girano costanti, la vibrazione lieve e il profumo di olio nuovo che dalle scale sale ed arriva fino in camera mia è qualcosa di unico.

I contadini che vivono il frantoio come un luogo di ritrovo sicuro per chiacchierare del più e del meno, bere uno o due bicchieri di rosso. Giocare a briscola e cantare. Una poesia unica inscindibile dal mio mondo. La differenza tra un prodotto industriale e uno artigianale è proprio questa, le persone che ci stanno dietro e le storie che ne nascono. Tutto questo insieme mi ha fatto innamorare dell’oliva e del frantoio.

Mi raccontavi che passi molti giorni all’estero. Come è percepito il prodotto italiano ed è ancora difficile comunicare la diversità dei territori italiani?

Sì, per lavoro sono spesso all’estero. Pur essendo una piccola azienda ci siamo sempre rivolti più che altro ai mercati stranieri, il motivo è semplice e può rispondere alla tua domanda: all’estero, specialmente nei mercati europei e americani, l’olio extra vergine è percepito come un’eccellenza vera. Poter avere sulla tavola una bottiglia di olio Italiano 100% è un vero piacere per il quale sono disposti a spendere cifre considerevoli.

Diciamo che nei mercati esteri danno importanza a tutte le parti che compongono un prodotto artigianale, ovvero qualità e storia. Perché bisogna dirlo, noi come gli altri produttori artigianali, non proponiamo solo un prodotto, ma cerchiamo bensì di trasmettere un pezzo della nostra storia al consumatore finale, di modo che possa usare il prodotto con maggiore coscienza, ma soprattutto, gusto.

Se parliamo invece di comunicare la diversità dei territori, andiamo in un campo più complicato. Non è per nulla facile far capire al consumatore straniero l’esatto luogo di produzione.

Quando mi capita di parlare di Badalucco – il nostro paese – puoi immaginare quante persone capiscano dove si trova. Bisogna quindi parlare più in generale dell’Italia, come territorio produttivo d’eccellenza.

Se riusciamo a vendere il sistema Italia come alta qualità in campo produttivo, potremmo giovarne tutti.

Mi verrebbe da far l’esempio della Spagna, che ha creato il suo marchio d’olio spagnolo, per promuovere tutte le aziende produttive del territorio. Ovviamente questi investimenti andrebbero foraggiati dallo Stato stesso, non solo nel campo dell’olio, ma più in generale.

Cosa vi aspettate dalla vostra presenza dentro FICO Eataly World?

L’Ulivo Bistrot a FICO è la nuova avventura. Abbiamo deciso di salire a bordo attratti dalla possibilità di fare cultura sul mondo dell’olio ad un bacino di utenti gigantesco – parliamo di stime da 5 milioni di visitatori all’anno – proveniente da tutto il mondo.

Ci aspettiamo quindi un forte interesse nella filiera Italiana di cui facciamo parte. Il nostro spazio permetterà al visitatore di capire come funziona il mondo dell’olivicoltura e della produzione.

Immagina un uliveto con 30 alberi della cultivar più rappresentative d’Italia, quello sarà la base di partenza dei nostri corsi. Vedere le diverse forme degli alberi, toccarne la corteccia e in stagione, vedere i frutti maturare sono esperienze uniche per chi abita fuori dalle zone votate all’olivicoltura.

Il passo successivo è mostrargli come dall’oliva si passa all’olio e poi ancora alla bottiglia. Tutto ciò lo faremo con i nostri partner Alfa Laval, EVP System, Tenco, Marchisio ed Enos, che ci hanno fornito i macchinari più avanzati per la produzione e l’imbottigliamento dell’olio extra vergine d’oliva.

Pensi sia abbastanza? Invece non ci siamo fermati qui. L’olio è cucina, è pasto e dunque, grazie a Gran Torino, avremmo all’interno una vera e propria focacceria, nella quale sarà possibile gustare i veri sapori liguri.

L’attività di branding di Olio ROI può essere di ispirazione per altri produttori liguri? Come definiresti lo stato di salute dell’intero comparto olio ligure?

Non mi sento di pormi come esempio da seguire perché non siamo un’azienda perfetta, ovviamente. Semplicemente stiamo cercando di operare offrendo una qualità eccellente senza prenderci troppo sul serio.

Ciò che manca al comparto olio è spesso la parte ludica, quella divertente, che può attrarre i giovani al consumo. Il mercato dell’extra vergine è sempre legato alla tradizione, a storie centenarie come la nostra, ma troppo spesso ci dimentichiamo che il cibo è piacere, goduria e felicità.

Per trasmettere tutto ciò abbiamo bisogno di comunicazioni nuove, diverse dal solito. Questa è la nostra missione, fare grande il nome dell’oliva taggiasca e di ROI, seriamente, ma non troppo.

In che modo gestite le varie iniziative di Olio ROI (dall’Agriturismo alla Fattoria Didattica al core business)?

Questa è una bella domanda, forse la più complicata. Siamo piccolini come detto prima e 100% familiari. Io e mio padre ci occupiamo più della parte olio, mentre mia sorella e mia madre tengono cura dell’agriturismo e della fattoria didattica.

Cerchiamo di far marciare sempre tutto assieme e nel migliore dei modi. Non sempre è facile come puoi immaginare, ma ce la mettiamo tutta. Lo facciamo col cuore! Fortunatamente nell’azienda ci accompagnano svariati collaboratori – cugini, zii, amici, colleghi, chiamali come vuoi -.

Grazie a loro riusciamo a portare avanti sempre nuovi progetti e a far sì che crescano assieme, collaborando e creando sinergie.

Cosa ti aspetti dalle attività collaterali, dalla birra artigianale alla mixologia? Sono divertimenti o anche esperimenti di marketing?

Più che esperimenti di marketing, li chiamerei divertimenti. I miei divertimenti.

Parafrasando Confucio: “Divertiti nel tuo lavoro e non lavorerai mai un giorno nella tua vita”.

Questi che faccio sono progetti che mi aiutano a coniugare passioni differenti per mantenere la mente fresca e viva. Capirai bene che lavorare per anni sempre nello stesso settore annichilisce un po’  la testa, la soluzione è quella di indagare, studiare altri mondi, cercando connessioni piacevoli.

Quello della mixologia è uno dei mondi che mi affascina e ho provato a entrarci creando prodotti come la birra alle foglie d’Ulivo, assieme all’amico Gabriele del Birrificio Nadir e il Taggiasco ExtravirGin, con gli amici Davide Pinto e Giustino Ballato di Anselmo Vermouth.

Sono nuove avventure, vedremo come si svilupperanno. Speriamo bene, speriamo sempre alla grande e liscio come l’olio!



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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