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Come Pacifik Poke affronta la crisi e il futuro

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Due anni fa l’apertura del primo locale Pacifik Poke in via Duchessa Jolanda, nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Susa. Poi l’esplosione delle pokè bowl, il piatto hawaiano a base di pesce crudo, sulla scia del trend sushi e sashimi giapponese.

Prima della crisi Covid-19, StartupItalia calcolava il giro d’affari mondiale del Pokè a 1,94 miliardi$ tra il 2019 e il 2023. Nel 2019, in Italia, le piattaforme di food delivery hanno registrato un incremento degli ordini di pokè hawaiano:

  •  Deliveroo +162%;
  • Glovo +245%;
  • Just Eat +200%.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Stefano Zenga, amministratore delegato di Pacific Poke, nonché uno dei tre fondatori, per fargli alcune domande in merito alla situazione attuale.

Pacific Poke: cos’è successo con il lockdown

“Stiamo lavorando attivamente per mantenere la continuità aziendale e assicurare il reddito ai nostri collaboratori – esordisce Zenga – cosa ovviamente non facile nell’attuale contesto. Ma giochiamo una partita che stanno affrontando tutti”.

Attualmente sono quattro i locali dell’azienda nell’area metropolitana di Torino (fra Torino e Rivoli) con 30 collaboratori.

“Fin dall’inizio della crisi Covid-19 abbiamo investito nella sicurezza dei nostri ragazzi e dei clienti – continua – ma il decreto di chiusura ci ha totalmente indirizzato verso le piattaforme di delivery”.

Ogni turno di lavoro è stato organizzato per evitare assembramenti nei locali e il locale di Rivoli impiega solo personale diretto Pacifik Poke per le consegne.

“Non rinunciamo però alle innovazioni – spiega Zengada oggi in partnership con Glovo lanceremo l’opzione per permettere ai clienti di costruire la loro bowl e il loro bagle”.

Proprio con il delivery Glovo, a Milano, l’azienda di Zenga è protagonista dell’apertura della prima Dark Kitchen”, in collaborazione con altri marchi italiani fra cui Pescaria, aperto di recente a Torino, in via Accademia delle Scienze.

Pacifik Poke Torino

Le prospettive di Pacific Poke

Ma Pacifik Poke guarda anche al futuro. Stefano Zenga e gli altri fondatori hanno arruolato il nuovo socio Ezio Salce. Salce ha lunga esperienza nel settore dell’informatica, franchisee per Autogrill e Rossopomodoro, e Jv Partner di McDonald’s con all’attivo l’apertura di 14 punti vendita.

“Puntiamo a crescere anche quando il pokè si trasformerà da moda a trend stabile – spiega – e lo vogliamo fare puntando su un’identità forte”.

Ad oggi, il pokè hawaiano è molto gettonato e ricercato in pausa pranzo, ma per l’orario della cena c’è ancora molto da lavorare per attirare il pubblico giusto.

“Con il nostro concept-restaurant di via Verdi invece – continua Zenga – vogliamo far vivere l’esperienza di una cena completa. Infatti facciamo servizio al tavolo, abbiamo una carta dei vini e un menù esteso”.

I principali concorrenti di Pacifik Poke puntano su un modello americano: comporre la bowl con ingredienti a scelta del pubblico. Mentre l’azienda di Zenga ha assunto il modello asiatico che vede proporre poke bowl gourmet e studiate per dare ai clienti le sfumature di gusto che cercano.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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