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La Cloche 1967 lancia le cene d’autore

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La Cloche 1967, storico ristorante torinese, ha lanciato il collaborazione con Clara&Gigi Padovani quattro cene d’autore.

Il cuoco Vialardi (cene già svolte, nda), il pittore futurista Fillia, l’imprenditore Gualino e lo scrittore Soldati sono quattro personaggi piemontesi che hanno permesso ai food writer di ricostruire una narrazione gastronomica inedita.

Si arriva poi al piatto attraverso le abili mani dello Chef Luca Taretto, approdato da un anno al ristorante La Cloche 1967.

Un locale della grande tradizione torinese gestito dalla famiglia Bello.

Clara&Gigi Padovani, autori di numerosi libri dedicati al costume alimentare italiano, hanno appunto ideato con lo Chef un percorso gastronomico in quattro cene che portano in tavola altrettanti momenti della storia di Torino.

Torino ha contribuito a costruire l’identità nazionale e anche quella gastronomica,  attraverso i cuochi di Casa Savoia, che hanno fatto diventare italiani i piatti ideati da grandi chef francesi.

Prima di Pellegrino Artusi, unificatore nazionale delle tradizioni regionali culinarie, fu Giovanni Vialardi, cuoco formatosi nelle cucine torinesi di Palazzo Reale, a dare alle stampe nel 1854 il primo ricettario destinato alle case borghesi.

Molti anni dopo, nel 1934, nella Taverna del Santo Palato a pochi passi da piazza Vittorio Veneto, furono i futuristi, unico movimento artistico italiano noto in tutto il mondo, a battezzare piatti innovativi e poli sensoriali che oggi ci ricordano le esperienze di tanti chef contemporanei.

E come dimenticare che il capoluogo sabaudo fu capitale del cioccolato per almeno due secoli, fino all’avventura della Unica, poi diventata Venchi Unica, fondata dal grande imprenditore Riccardo Gualino, al quale la città dedicherà quest’anno un’importante mostra.

Nel 1957 la gastronomia approda sugli schermi televisivi grazie allo scrittore torinese Mario Soldati con il suo programma Viaggio lungo la Valle del Po alla ricerca dei cibi genuini: nel 2019 se ne ricorderà il ventennale dalla morte.

Le cene d’autore ancora disponibili

Taverna santo palato al centro marinetti

Alla Taverna del Santo Palato con Fillia e la Cucina Futurista

​Sabato 23 marzo.

Sulla Gazzetta del Popolo il 28 dicembre 1930 fu pubblicato il “Manifesto della cucina futurista” con l’intento di adeguare al mito della velocità e della modernità propugnato da Filippo Tommaso Marinetti e dai suoi accoliti, artisti e intellettuali coccolati dal fascismo, anche la tradizione culinaria italiana.

Torino fu al centro di questa esperienza, non soltanto per il quotidiano sul quale pubblicarono il loro Manifesto, ma anche perché il primo ristorante dichiaratamente futurista, anche nell’arredamento – progettato da Nicolaj Diulgheroff – aprì in città l’8 marzo 1931, in via Vanchiglia, con una cena di gala alla quale fece da speaker ufficiale un pittore cuneese, Luigi Colombo (1904-1936), che firmava i suoi poetici quadri con il cognome della madre, Fillìa.

Riccardo Gualino cioccolatiere: dall’antipasto al dolce con il Cibo degli Dei

Sabato 13 aprile.

​Imprenditore, finanziere, banchiere, mecenate e letterato, Riccardo Gualino (Biella, 1879 – Firenze 1964) fu una figura di spicco nella vita sociale torinese della prima metà del ‘900, caduto poi per molti anni nell’oblio.

Tra poco una grande mostra a Palazzo Chiablese ripercorrerà la vita, non soltanto con le collezioni d’arte che ha lasciato alla città, ma anche mettendo in luce le sue molteplici attività manageriali, teatrali, sociali.

Pochi lo ricordano come industriale dolciario, ma Gualino nel 1924 tentò di far decollare la U.N.I.C.A. (Unione Nazionale Industrie Cioccolato e Affini), con un grande stabilimento in corso Francia, riunificando diversi marchi già esistenti (come Moriondo & Gariglio e Talmone).

Lo Chef Luca Taretto, usando i loro prodotti, propone una cena a tutto cioccolato, dall’antipasto al dolce, che stupirà senza cercare eccessi, in un’armonia di sapori che sarebbe piaciuta a una coppia di bon vivant come Gualino e la moglie Cesarina Gurgo Salice.

Viaggio nella Valle del Po con Mario Soldati a vent’anni dalla morte

Sabato 18 maggio.

​Quel reportage, trasmesso in dodici puntate tra la fine del 1957 e l’inizio del 1958, segnò l’esordio della narrazione gastronomica in televisione. A volerla fu Mario Soldati (Torino 1906 – Tellaro 1999) eclettico scrittore, giornalista, regista e gastronomo, che avvertì – già allora, si potrebbe dire oggi – l’esigenza di non disperdere il patrimonio delle tradizioni culinarie italiane.

La trasmissione si intitolava Viaggio nella Valle del Po alla ricerca di cibi genuini e fu interamente girata in esterni, con osti, artigiani, contadini che raccontavano le loro piccole produzioni, contrapposte a quelle dell’industria alimentare che incominciava ad affacciarsi nell’Italia della ripresa economica dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Rimase famosa la sua “frittata rognosa”, come tanti piatti saporiti e autentici che descrisse nei suoi articoli. Lo chef Luca Taretto ne proporrà un’antologia rivisitata in chiave moderna e più leggera.

Per informazioni.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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