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GELATI PEPINO – INTERVISTA AD EDOARDO CAVAGNINO

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Arriva la prima intervista di Eat Piemonte. Oggi parliamo con Edoardo Cavagnino, CEO di Gelati Pepino 1884 (quelli del Pinguino, tanto per intenderci). 

Come si inserisce Pepino nell’attuale panorama della Food Valley piemontese?

Pepino si inserisce come realtà storica, tradizionale, intramontabile ma al tempo stesso come una piccola azienda artigianale che sta attraversando anni di profondo cambiamento, ammodernamento e crescita per tornare ad essere, in tempi brevi, il punto di riferimento per il gelato di qualità e per portare in Italia e nel mondo i valori, lo stile ed i sentimenti che la nostra terra esprime e tramanda. Per noi torinesi che ci conviviamo da sempre sembra tutto scontato ma esser stati per decenni fornitori di diverse Case Reali europee, precursori nella logistica del gelato con il trasporto mediante ghiaccio secco, precursori nello sviluppo di punti vendita in Italia e all’estero con diverse filiali tra Lombardia, Liguria e Francia, ideatori e realizzatori del primo gelato su stecco ricoperto, il Pinguino, successivamente imitato e riprodotto in ogni parte del mondo, ecc… sono primati che poche aziende possono vantare, e non solo tra quelle alimentari.

Quanto è importante “fare sistema” per le aziende food piemontesi di eccellenza? Si potrebbe pensare ad alleanze strategiche?

Personalmente credo fortemente nel “fare sistema” a tutti i livelli e tra tutti i settori. Noi per esempio, abbiamo creato e lanciato nel settembre 2011, insieme ad altre 13 aziende del territorio, Exclusive Brands Torino (EBT), la prima rete di imprese in Italia che unisce realtà di settori diversi tra loro unite da un unico fil rouge: quello della qualità e della propensione verso l’alto di gamma. Questo permette alla Rete di avere un target di riferimento omogeneo e consolidato e di poter andare all’estero in maniera più strutturata ed organizzata esportando, oltre che i nostri prodotti, il meglio del “Made in Torino” e promuovendo al tempo stesso il nostro territorio e l’intero tessuto industriale e artigianale che lo compone. Un altro modo per “fare sistema” è la partecipazione attiva nelle associazioni di categoria (Confindustria, Confcommercio, AMMA, Collegio Costruttori, ecc…) che consente una crescita personale e professionale che non può che portare benefici nelle singole aziende. D’altronde, tutte le nostre aziende, grandi o piccole che siano, sono in primo luogo fatte da persone.

Come vede nel lungo periodo (10 anni) il sistema enogastronomico piemontese?

Ritengo che quanto stia accadendo nel mondo del vino possa essere una buona cartina tornasole della situazione enogastronomica più generica: sicuramente l’offerta sta aumentando grazie dell’apertura di nuovi mercati come Russia e Asia, dove le possibilità di business sono enormi. Basta guardare il numero dei terreni che vengono convertiti a vite nei territori delle Langhe, intere colline disboscate per far spazio a vigneti per rendersi conto di quanto si sia in totale crescita di produzione. A questo proposito, sarà molto utile vedere come il Piemonte reggerà la sfida dell’export negli USA rispetto a Toscana e Veneto… La nota positiva è che nonostante la crisi economica, le leggi più severe in materia di alcool e anche la consapevolezza maggiore nelle persone, la qualità dell’offerta è aumentata e con essa anche il modo di usufruire del vino da parte dei consumatori, che guardano molto più la qualità che la quantità. Infine, potremo anche assistere allo sviluppo nuovi canali di commercio, come l’e-commerce. Sono sempre di più i produttori che implementano un sistema di e-commerce direttamente nel sito o i servizi che vendono vini online: doyouwine.com ne è un esempio.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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