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FICO e la grande scommessa del Made in Italy alimentare

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Domani apre al pubblico FICO-Eataly World, a Bologna. Ne abbiamo parlato qui, e abbiamo visitato in anteprima la struttura il 9 novembre.

I numeri e le attese di FICO sono noti a tutti, ne hanno scritto decine di giornalisti e blogger. Noi oggi diamo un nostro parere a freddo dopo la visita della settimana scorsa. Come autore ho aspettato un pò di giorni a scriverne, proprio per liberarmi dall’effetto Farinetti (sempre efficace) e dagli entusiasmi della “gita scolastica”.

FICO Eataly World: cosa funziona (IMHO)

Inutile ricordare i numeri e la storia del progetto. FICO nasce da una collaborazione fra il Pubblico (Comune di Bologna ed Università) il sistema COOP ed Eataly. E in aggregato altri investitori privati.

La valorizzazione di un’area prima in decadenza è proprio il primo punto di onore del progetto. Quattro anni fra ideazione e realizzazione è un tempo che in Italia si fatica a vedere quando c’è l’Amministrazione Pubblica di mezzo.

Da lodare anche i collegamenti, facili dalla Stazione dell’Alta Velocità (ci sarà una linea dedicata), dall’Aeroporto Marconi di Bologna e via auto.

Altro fattore di successo è l’entusiasmo degli imprenditori coinvolti. Piccole realtà artigianali, realtà riconosciute, realtà industriali (da visitare la fabbrica del panettone Balocco e il progetto Venchi firmato Carlo Ratti) hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo.

Tale positività è destinata a contagiare anche i visitatori, ne siamo sicuri. Bastava parlare con gli imprenditori (su tutti citiamo Paolo Boeri di Olio ROI) per capire quanto sia motivata la squadra messa insieme da Oscar Farinetti e collaboratori.

Terzo fattore di sucesso, il fatto che finalmente il Made in Italy alimentare ha uno spazio fisico concentrato per attirare turisti ma anche e soprattutto italiani.

Ovviamente l’Italia è piena di belle aziende agricole da visitare, fattorie didattiche, luoghi di cultura alimentare. Ma mancava uno spazio entry-level dove attirare nuovo pubblico.

In parole povere, chi si avvicina al cibo non andrà subito a visitare le Cantine Antinori. FICO, con la sua organizzazione da grande outlet, è popolare e non elitario (qui la mano di Farinetti si sente) seppur rigoroso nei contenuti.

Il calendario di eventi formativi è già vasto, e non ho mai visto una tale piattaforma potenziale di esperienze e didattica concentrata in un solo luogo ed estremamente accessibile.

Per riassumere che cosa funziona:

  • Diaologo fra Amministrazione pubblica e privati (modello da copiare per altri progetti italiani);
  • La rete degli imprenditori coinvolti;
  • Luogo fisico per attirare e formare nuovi appassionati di cibo.

FICO Eataly World: cosa non funziona (IMHO)

Cosa non funziona? Difficile da dire. Nel senso che la scomessa FICO è enorme (e Farinetti in conferenza stampa non lo ha nascosto) e forse, ad un certo punto, perfino l’imprenditore piemontese non avrebbe voluto puntarci.

Il fattore “Bologna”, città collegata molto bene e logisticamente ideale potrebbe essere però un fattore di freno.

Bologna non è Milano, e l’area CAAB (lo spazio su cui sorge FICO) non è l’area Expo.

Inoltre Eataly e Oscar Farinetti sono ormai invisi ad una certa stampa. Alcuni giornalisti hanno sottolineato la vicinanza fra l’inceneritore di HERA con FICO, palesando pericoli di inquinamento.

Non abbiamo competenze per esprimere un parere, ma Hera (la multiutility bolognese dell’energia) è partner della struttura attraverso un accordo dedicato.

La polemica dimostra, però, che parte dell’opinione pubblica sarà sempre contro il progetto.

Terzo fattore di rischio è la capacità di far tornare le persone dentro la struttura. Sei milioni di persone all’anno si raggiungono non solo creando pubblico nuovo, ma anche stimolando il ritorno.

Non so se dopo una visita a FICO, molta gente riprenderebbe il treno o l’aereo per tornarci una seconda volta.

Starà alla capacità del management creare eventi e sempre nuove attrazioni. Ma non sarà facile, neanche per il mago Farinetti.

FICO Eataly World: orgoglio italiano

Al netto delle riflessioni da blogger, FICO-Eataly World rimane una grande intuizione e una struttura dalla grande visione.

Può rappresentare un vero e proprio show-room per tutto il sistema agroalimentare italiano, una promozione permanente per territori ed aziende. Una bella occasione.

Tutte le informazioni QUI.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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