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CAPROTTI-FARINETTI. IL FATTO QUOTIDIANO LI METTE CONTRO …

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Fotocreazione di Dissapore
Pur di attaccare Oscar Farinetti ecco il Fatto Quotidiano dare la parola perfino a Bernardo Caprotti.
E’ veramente squallida, lasciatelo dire, la campagna d’odio messa in piedi dal quotidiano di Travaglio. Ma si sa, Berlusconi invecchia e la “boita” ha bisogno di nuovi obiettivi per vendere la mercanzia.
Bernardo Caprotti, intervistato da Alessandro Ferrucci, attacca Farinetti e la sua Eataly. E con Eataly anche Expo2015.
E’ molto triste vedere un grande imprenditore (come Caprotti) attaccare un altro grande imprenditore come Farinetti.
Soprattutto perchè l’intervistatore punta a far uscire i colpi bassi e non ragionamenti di “business”.
Esselunga è un grande modello, un’organizzazione da oltre 6 miliardi€ (qui i numeri 2013) contro i 500 milioni€ (aggregati) della galassia Eataly (Eatinvest + altri marchi della famiglia Farinetti).
Quindi due realtà nemmeno in concorrenza; anche perchè la galassia Eataly è una realtà più piccola ma fortemente internazionalizzata mentre Esselunga è locale (nemmeno nazionale).
Sia Farinetti che Caprotti sanno costruire e gestire grandi spazi di vendita; e che Farinetti arrivi dal commercio dell’elettronica (Unieuro) è del tutto ininfluente. Si può creare valore aggiunto nel cibo anche senza avere generazioni di artigiani o produttori nel proprio D.N.A. e storia familiare.
Il punto è che emerge chiaramente la differente personalità dei due tycoon. Farinetti vive di “business” e grande comunicazione, Caprotti di riservatezza.
Farinetti ha capito, proprio perchè non proviene dal mondo del cibo, quale sarebbe stata la mossa vincente. Creare un format di enogastronomia italiana che avesse radici italiane ma pronto per essere esportato all’estero. Perchè è all’estero che si fanno i fatturati e i margini.
Caprotti, nonostante la formazione anglosassone, ha creato una macchina perfetta ma che non ha mai varcato i confini del Nord Italia.
Perchè metterli in guerra? Eataly ed Esselunga sono, e devono, essere parte dello stessa sistema perchè la distribuzione è il vero punto debole del “cibo” in Italia.E quindi all’industria (e agli artigiani evoluti) servono sia Esselunga che Eataly. Anche se non vendono dentro Eataly ed Esselunga. Proprio perchè più il mercato premia la qualità di Eataly e di Esselunga più si educherà il consumatore all’eccellenza.La guerra dovrebbe essere fatta al modello LidlCaprotti ne ha anche per Expo2015.
La grande manifestazione milanese inizierà fra un mese esatto, e allora finiranno le chiacchere e parleranno i fatti.


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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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